San Marco in Lamis, custodire la Chiesa del Purgatorio in memoria di Veneranda Gualano
Alla fine dello scorso anno ci ha lasciati Veneranda Gualano, una signora di San Marco che molti ricordano per il suo impegno continuo per la Chiesa “Trionfo del Purgatorio”.
Una rettoria che da anni non vede più lo svolgersi quotidiano o domenicale delle celebrazioni, o la presenza di sacerdoti sul posto, ma che rimane un luogo di culto che viene aperto in occasioni speciali per permettere ai fedeli di partecipare alle celebrazioni in onore di Sant’Antonio da Padova o della Madonna di Lourdes, che nella tradizione sammarchese vengono venerati in questa Chiesa.
Veneranda (nella foto-copertina), sempre affiancata da vicini di casa o parrocchiani, e con l’approvazione del Parroco si è sempre attivata affinché ogni evento religioso venisse degnamente celebrato e la Chiesa fosse sempre in ordine e adorna di fiori.
Ma anche senza una ricorrenza particolare, quotidianamente Veneranda, fino ai suoi 98 anni di esistenza terrena, l’apriva e l’accudiva, permettendo a chiunque volesse fermarsi per una preghiera o per ammirarla, di entrare.
Con il covid questa sua attitudine è stata notevolmente limitata; ma anche senza aprire al pubblico, il suo impegno nel tenere sempre vigile il controllo affinché la chiesa fosse sempre pulita e in ordine non è mancato.
Lo sanno bene i ragazzi dei vari gruppi scout che negli anni si sono succeduti con la loro sede nei locali del Purgatorio, che a lei si rivolgevano per essere aperti o per qualunque altra necessità, e che lei invitava sempre con benevolo rimprovero, a lasciare i loro spazi in ordine.
E poi li supportava in ogni necessità, come una buona vicina di casa fa, soprattutto con i gruppi delle ragazze, con le quali amava anche conversare, essere coinvolta e coinvolgere nelle attività legate alla chiesa.
Come ha fatto più volte in occasione dell’esposizione dei Presepi per esempio, o il Presepe vivente organizzato dalla scuola media “De Carolis”, che la vedeva impegnata nell’individuare con gli organizzatori ogni soluzione possibile per la buona riuscita della manifestazione.
La figlia, Antonella Scarano, nota architetto ed insegnante, alla fine della messa per il trigesimo della sua scomparsa, ha voluto ricordare con una lettera toccante (che vi proponiamo integralmente) la figura di Veneranda, proponendosi di continuare a custodire e curare la Chiesa come avrebbe fatto sua mamma, con l’aiuto della collettività.
“A nome della mia famiglia ringrazio tutti voi che ci avete mostrato vicinanza e stima. Abbiamo sentito il calore della collettività in tante espressioni, superando il limite alla possibilità di un abbraccio o una stretta di mano che sta caratterizzando questo momento di restrizioni.
Tanti sono stati i modi in cui avete dimostrato il vostro dispiacere perché abbiamo perso una figura di riferimento importante. Tanto più importante lo è diventata negli anni, quanto più la famiglia cresceva intorno a lei, che per tutti c’era da sempre. Dal figlio che ha potuto chiamarla mamma per 75 anni al più piccolo dei pronipoti di pochi mesi, lei è stata partecipe e presente ad ogni momento sia nelle grandi occasioni che nella nostra quotidianità. Nelle famiglie di figli e nipoti lei è stata l’elemento che rappresentava l’asse di continuità temporale e culturale, portando avanti valori e tradizioni di più generazioni. Sempre all’altezza degli argomenti di discussione e dei convenevoli, le sue opinioni e l’impegno fattivo per migliorare qualunque situazione di partenza facevano di lei una combattente pronta a mettersi in gioco contro il tempo e i luoghi comuni.
Abbiamo ringraziato ogni giorno il Signore per avercela donata e conservata sempre lucida ed autonoma, il cui sorriso ha nascosto ogni sofferenza e pregiudizio. Ha saputo rinnovare il suo pensiero in linea con il progresso e le conquiste dell’umanità, ha dato valore al suo vissuto tra le restrizioni della guerra e l’orgoglio di provenire da una famiglia di artigiani, poi il lavoro della terra, e la sua storia di emigrazione. Una vita però anche caratterizzata dalla passione per la lettura e l’apprendimento continuo, la capacità di ideare, creare e impreziosire con le proprie mani qualunque manufatto, l’attenzione verso i temi di attualità, il confronto con le nuove culture con le quali ha dovuto anche convivere, apprendendo con curiosità nuovi stili di vita, ma conservando il suo di stile, unico e sobrio, fantasioso e concreto, generoso ed equilibrato.
Penso ai suoi passi veloci per raggiungere luoghi e persone, e nel tempo cominciare a rallentare, camminare a fatica e poi aiutarsi con un bastone, ma senza mai arrendersi di fronte al tempo che le chiedeva di sedersi. A volte lo faceva, ma non per stanchezza o per mettersi da parte, bensì per pregare. La colonna portante della sua lunga vita è stata la preghiera. Ovunque e in qualunque occasione, in casa o in chiesa, in treno o su una panchina. Una preghiera che si faceva esclusiva e si materializzava ogni volta che si prendeva cura della chiesa del Purgatorio, ad un passo da casa sua (casa nostra). Davvero un passo, forse due, che negli ultimi tempi faceva a fatica ma per nulla al mondo avrebbe lasciato cadere nell’incuria quel luogo di fede e di preghiera, che negli anni ha visto crescere intere generazioni quando era un centro vivo e aperto alle messe quotidiane, alle liturgie della domenica, ai precetti e alle coroncine.
Luogo di forte devozione da parte sua ma anche di noi sammarchesi per Sant’Antonio da Padova, la Madonna di Lourdes, San Biagio, San Nicola, San Gabriele, e la Madonna dell’Assunta, le cui pitture alla volta di grande bellezza e valore rappresentativo e iconografico, sono oggi purtroppo rovinati da infiltrazioni continue e da interventi di messa in sicurezza fatti da mani poco accorte verso la bellezza dell’arte. Lei di questo luogo se ne è presa cura più della sua stessa casa, custodendola e conservando ogni elemento d’arredo, rigovernando ogni spazio, riordinando scaffali pieni di antichi paramenti sacri.
Il tutto con tanto fervore da aprirne le pesanti porte e vigilare quotidianamente tra i banchi della chiesa per fare sì che chiunque passando potesse entrare per una preghiera, e per apprezzare e non dimenticare che a San Marco c’è anche questo gioiello di fede e cultura. Il suo impegno nel trovare i fondi per restaurarne il portale ligneo, finemente operato con degli altorilievi, raccogliendo una cospicua somma, è a pensarci un’opera straordinaria che ha compiuto dopo i suoi novant’anni. Ma non è l’unica. È sua espressa volontà che la chiesa del Purgatorio, situata tra l’altro in pieno centro storico, non sia trascurata e lasciata nell’incuria, e di questo ci ha lasciato un chiaro ammonimento, nonché delle indicazioni ben precise custodite in una scatola preziosa in un cassetto del suo comò.
E noi vorremmo continuare, con il consenso di don Pierino e Don Michele, e grazie anche ad alcune azioni di solidarietà che amici e parenti, i miei colleghi e altri conoscenti, hanno voluto mettere in atto, e a chiunque altro vorrà contribuire in futuro in memoria di mia mamma, tra l’altro per molti conosciuta appunto, come Veneranda del Purgatorio. La preghiera è stata la sua più grande alleata e il più significativo degli insegnamenti che ci ha lasciato. Le sue preghiere incessanti hanno costruito ogni giorno intorno a lei un tempio dorato, hanno allineato gli eventi, fino ad avvolgere di grazia l’attimo solenne. Un dolore fuori dal coro come l’urlo del suo passaggio, tra le mie braccia a tentare disperatamente di trattenerla a me, per poi porgerla verso l’alto a chi nel silenzio di quella notte è venuto per portarla con sé.
Tutto come tu hai pregato che accadesse, anche in quell’ultimo atto che ha commosso tutti noi nel giorno del tuo ultimo viaggio, nel vedere aprire quel grande portone nero solo per te questa volta, per permetterti di sostare di fronte all’altare per qualche minuto, nella chiesa del Purgatorio vuota di banchi e persone ma ancora piena dell’aura del tuo amore e delle tue preghiere.”