San Marco in Lamis, il rito delle Fracchie colpisce ancora

Fiamme, fumo, folclore, fede, speranza e bellezza. Il mito si rinnova nella Valle dello Starale. Quest’anno uno spettatore d’eccezione: la statua di Joseph Tusiani che da Piazza Padre Pio “osserva” l’antico Rito del Fuoco

di Francesco TROTTA

Io, garganico, “turista” -mio malgrado- sul Gargano, sulla scia di “In una casa un’altra casa trovo” di Joseph Tusiani.

Siamo in due, arriviamo intorno alle 19 a San Marco in Lamis, tramite la strada provinciale panoramica, quella che sta in alto e che scorre parallela all’agglomerato urbano che sta di sotto e che quando la percorri non puoi fare a meno – rischiando l’incidente – di sbirciarla (la città), invitante e adagiata com’è nella placida e sonnacchiosa Valle dello Starale. Il paese natio del grande Joseph Tusiani, il “poeta dei due mondi” è in fermento per l’imminente avvio della “processione del venerdì santo”, quella delle Fracchie, un appuntamento fisso che l’ha reso famoso nel mondo e il cui inizio è fissato, tassativamente, per le ore 20. C’è il problema del parcheggio. Ci viene in soccorso lo spazio ampio a ridosso del campo sportivo e del cimitero. C’è traffico, ma per fortuna, un buco per piazzare l’auto lo troviamo. Una volta scesi, siamo assaliti da una straordinaria energia, palpabile nell’aria: la città è in preda ad una diffusa frenesia, di quella che accompagna di solito l’evento importante. Proprio come quello di cui è imminente l’avvio: la processione di Maria Addolorata alla ricerca del Figlio, con le Fracchie a rischiarare la densa oscurità della notte. La gente sciama e si affretta a raggiungere le postazioni di preferenza. La fiumana di persone intasa viale Europa e viale della Repubblica. Man mano che ci avviciniamo a Piazza Europa, percorrendo via Giovanni Amendola, sulla nostra sinistra si scorgono le sagome delle Fracchie già posizionate sul viale, in attesa dell’uscita della Madonna dell’Addolorata dalla vicina chiesa.

UN SALTO PRIMA DA TUSIANI Ma il nostro obiettivo per adesso è raggiungere Piazza Padre Pio perché intendiamo rendere omaggio alla statua in bronzo del poeta dei due mondi offerta alla città dalla famiglia Tusiani e la cui inaugurazione è andata in onda ieri giovedì santo alle ore 10 del mattino. Intorno alla panchina c’è ressa, la statua bronzea è meta di selfie, si aggirano fotografi e fotoreporter che scattano a ripetizione. Sembra quasi che Joseph sia ancora lì, vivo e vegeto, come faceva quando veniva a “Sant Marc”. Sembra quasi sorridere per tutto quel via vai attorno alla sua figura. L’opera è stata realizzata dall’architetto sammarchese Antonio Pio Saracino. Le luci della camera fasciano il viso di qualcuno che viene intervistato dalle tv nazionali. C’è una atmosfera magica, l’aria è elettrica. Nei pressi i membri della famiglia Tusiani, su tutti il fratello Michele Dante, osservano soddisfatti tutto quell’interesse. “Ci prenderemo cura di questo posto” è stata la promessa del sindaco la mattina precedente. Il punto è dove Joseph amava sostare duranti i suoi frequenti soggiorni sammarchesi. Alla prima occasione scappava sempre dalla sua amata San Marco. A chi si avvicinava – come ha ricordato il sindaco Merla – immancabile chiedeva “a chi si’ figghie”. Personalmente ritengo Tusiani, che va ricordato per la sua sterminata opera di traduttore, scrittore, poeta, un raro e fulgido esempio di cantore dell’emigrante “di ritorno”, che grazie alla sua immensa cultura, ha saputo descrivere (e quindi trasmettere) i sentimenti tipici dell’emigrante, quelli prodotti dal doloroso e forzato distacco dalle proprie radici, il disorientamento e la fragilità di chi è sospeso tra la sua terra natia, appena abbandonata e l’ignoto spaventoso che lo attende. Leggi Tusiani e scopri un cantore dell’emigrante come egli stesso amava definirsi. Che ti fa il Gargano, ragazzi: puoi realizzare il sogno americano, agguantare il successo, essere omaggiato e riverito, ma non saprai mai resistere al richiamo del tuo promontorio, “lo sperone che punge e rapisce il cuore” (questa è mia). E Joseph si è portato il Gargano in America. Vivi a Manhattan, hai mille premi e riconoscimenti nel tuo campo ed hai nostalgia di San Marco in Lamis? Ma si può? Effetti e poteri di una terra magica, che solo il nostro amato Gargano possiede. Che non si fa mai dimenticare, ovunque tu sia nel mondo.

ORE 20 AL VIA LA PROCESSIONE DELLE FRACCHIE – Lasciamo Piazza Padre Pio e la statua di Tusiani e ripercorriamo viale Europa diretti alla chiesa per l’inizio della processione. L’orologio segna le ore 19,45, mancano15 minuti al via e sul viale le Fracchie sono già posizionate in ordine di grandezza crescente: in principio le piccole, alcune delle quali già ardono a beneficio di fotografi e appassionati videoamatori (arrivano da tutta Europa) e a seguire le più grandi. Possono raggiungere dimensioni considerevoli, tipo 12 metri di lunghezza. Durante la processione, San Marco in Lamis si trasforma in un’atmosfera magica, illuminata da bagliori e lampi che “colorano” le strade. L’uscita delle confraternite annuncia che la statua della Madonna dell’Addolorata è prossima all’uscita. Si comincia. Il torpedone umano prende posizione dietro la Vergine: si scorge la fascia tricolore del sindaco Merla attorniato da esponenti politici. La sua espressione è compunta, come si addice alla circostanza. Una volta che la statua della Madonna è fuori dalla chiesa, la processione può avere inizio. Parte così uno dei riti del fuoco più coinvolgenti in Puglia, tramandato per generazioni di padre in figlio: una storia che risale ai primi del Settecento. La gente assiste silenziosa al passaggio della Madonna Addolorata alla ricerca del figlio Gesù, ormai morto, per le vie della città. Il rituale religioso nonostante sia antico di circa quattrocento anni, conserva intatto il suo fascino originario e rappresenta uno dei momenti più drammatici del Nuovo Testamento.

Le origini di questa tradizionale processione risalgono ai primi anni del Diciottesimo secolo, quando fu edificata la chiesa dell’Addolorata nella città. La processione venne spostata al Venerdì Santo sera, quando la messa rievocante l’Ultima Cena fu spostata al tardo pomeriggio del Giovedì Santo nel 1954.

E’ un evento straordinario capace di metter assieme spiritualità e partecipazione popolare, fede e devozione, mondo religioso e mondo laico, arte e cultura, rappresentativo di un mosaico unico che vede il Gargano e San Marco in Lamis proiettati al futuro senza rinunciare alla propria storia e alle proprie radici. Ogni spettatore che abbia avuto modo di assistere, negli anni, alla Processione delle Fracchie, conserva dentro di sé la memoria di un’emozione indimenticabile.

Oggi attorno al tradizionale rito del fuoco si sta cercando di convogliare una serie di eventi culturali e sociali allo scopo di creare un legame con Monte Sant’Angelo e San Giovanni Rotondo, altri due comuni a forte vocazione religiosa, in vista del giubileo 2025.

Pertanto anche quest’anno l’evento carico di speranza e di forte spiritualità, quale è la Processione delle Fracchie a San Marco in Lamis, ha rinnovato, come già avviene del resto da diversi secoli, il suo mito di evento dalla forte testimonianza di fede. La Pasqua è dietro l’angolo ed il Cristo può risorgere. Per noi credenti è l’alba dopo l’oscurità, è la Festa, forse più del Natale, perché è nella resurrezione del Cristo che riposa l’ultima Speranza del mondo.

 

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