Comune e sprechi: altri 20mila euro per una causa con 18 famiglie (cooperativa S. Michele) sul “nulla”
Un altro esempio di sperpero di denaro pubblico, utilizzato non certo a beneficio dei cittadini contribuenti, potrebbe essere quello del contenzioso in atto tra il Comune e le 18 famiglie della cooperativa edilizia San Michele.
Vediamo succintamente i fatti.
Con la determinazione n. 533 del 21.07.2023 (allegato 1), in esecuzione di deliberazioni della Giunta e del Consiglio Comunale degli inizi del 2022 (a un anno e mezzo di distanza) inizia la procedura per intimare alla cooperativa edilizia S. Michele, il pagamento di € 210.868,35 (una bella tegola caduta all’improvviso di € 11.714,90 per ogni ignara famiglia).
La cooperativa, secondo il Comune, dovrebbe pagare questa somma perché questa è la somma che il Comune ha corrisposto all’Opera Pia quale risarcimento danni per non aver portato a termine la procedura di esproprio dei suoli, assegnati alla cooperativa, iniziata nel 1994 (30 anni fa).
In altri termini, il Comune ha causato il danno e la cooperativa dovrebbe pagarlo!
La cooperativa, naturalmente, fa le sue rimostranze per questa palese ingiustizia ed il Comune, a settembre del 2023, annulla “l’avviso di accertamento esecutivo”.
La cooperativa, confidando in un atteggiamento di maggiore ragionevolezza e ravvedimento (del resto, durante una seduta del Consiglio comunale emerge che “l’Amministrazione è disponibile nel cercare una soluzione con le famiglie per non far gravare su di esse gli errori del passato”), resta in attesa di una definitiva revoca dell’intimazione di pagamento o, comunque, della sua reiterazione per poterla impugnare.
Ma, di fronte all’inerzia, ancora una volta, degli organi comunali, considerato che i termini di ricorso al TAR erano già scaduti, per salvaguardarsi in sede giudiziaria, la cooperativa propone, a dicembre 2023, ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, anche per indurre l’Amministrazione Comunale a rivedere la vicenda, forte di numerosissima giurisprudenza che afferma la illegittimità della pretesa di maggiori costi per l’esproprio (la cooperativa nel 1994 aveva comunque pagato circa 24 milioni di lire per la concessione del suolo), poiché questi maggiori costi costituiscono l’indennizzo di cui all’art. 42 bis, che, al di là del nomen iuris attribuito dal legislatore, costituisce “un risarcimento del danno cagionato da fatto illecito della PA” (allegato 2 – sentenza del TAR Puglia per un caso molto simile).
Pia e pura illusione: il Comune, impegnando la modica somma di € 18.958,34, per tutta risposta, non vuol sapere niente di soluzioni eque, giuste e legittime e conferisce il mandato ad un legale per opporsi al ricorso e difendere i provvedimenti con i quali “il Comune ha richiesto il rimborso del costo di esproprio dei suoli assegnati alla cooperativa edilizia”.
Siamo al ridicolo: il Comune difende una richiesta di rimborso che lo stesso Comune ha annullato e non ha più riproposto.
C’è da chiedersi: ma, allora, su che cosa si sta facendo causa? Evidentemente sul “nulla”.
Ma, sicuramente diranno al Comune: la cooperativa ha chiesto (facendo finta di non capire che non poteva fare altro vista l’inerzia del Comune) l’annullamento degli atti illegittimi con i quali è stata conclusa una transazione con l’Opera Pia che ha portato all’esborso di €205.000,00 per soli 441 mq di terreno che, per giunta, secondo atti mai impugnati e mai annullati doveva essere ceduto gratuitamente, così come hanno fatto gli altri proprietari per altre cooperative, e per parte del suolo della stessa cooperativa S. Michele, nello stesso piano di edilizia economica e popolare.
E, per chi vuol intendere, questa “giustificazione” spiega perché al Comune si insiste per far pagare alla cooperativa il risarcimento: evidentemente si vogliono eludere le responsabilità del danno “cagionato da fatto illecito della PA” (si legga sempre la stessa sentenza allegata).
G.S.
ALLEGATI: