Emergenza animali selvatici, la protesta dei pastori

Costanzucci: “Alcuni interventi non ci competono, ma sarò con voi per trasferire le vostre battaglie a livelli più alti”. Sit-in davanti alla sede dell’Ente tra rabbia e disperazione. Ma alla fine tutto è filato liscio.

Nella sua ultraventennale storia (la nascita risale al 5 giugno 1995), l’Ente Parco Nazionale del Gargano mai aveva sperimentato una protesta così vibrante da parte di alcuni segmenti del settore zootecnico, travolti dal recente e devastante fenomeno degli attacchi di lupi, cinghiali e cormorani (impianti di acquacoltura), classificati in gergo quali “danni da fauna selvatica” (in area protetta indennizza l’ente, fuori la Regione Puglia).

Venerdì scorso pastori, allevatori, agricoltori e finanche cacciatori si sono radunati davanti alla sede dell’area protetta in via Sant’Antonio Abate a Monte Sant’Angelo, in versione sindacalisti “fai da te”, per gridare “siamo stanchi, così non va”. Non hanno portato mimose (era la festa della donna), ma tanta rabbia e amarezza. Il sit-in, annunciato da tempo attraverso il tam-tam di web e passaparola, al netto di alcuni momenti di forte tensione, è comunque filato liscio, anche e soprattutto per merito dei carabinieri in tenuta antisommossa, i quali hanno vigilato con discrezione sul regolare svolgimento della manifestazione, durata dalle 8 alle 13,15 circa.

Cinque lunghe ore, durante le quali si è assistito a raccolte firme, volantinaggio, sfoghi plateali, disagi esternati con toni alti ed esasperati, comizi improvvisati da un camion (vi è salito pure Costanzucci) utilizzato a mo’ di palco, continui confronti (con i vertici del Parco) tra l’esterno e l’interno della sede. Un andirivieni francamente snervante che ha movimentato, e di molto, l’intera mattinata. A capo delle rivendicazioni si sono visti esponenti di una forza politica (L’Altra Italia) ed un ex parlamentare della Repubblica Italiana nonché ex sindaco ed ex vicepresidente del Parco (anno 2004 a cavallo del passaggio di consegne da Fusilli a Gatta) Nicandro Marinacci. Totalmente assenti le sigle sindacali. L’Ara -associazioni regionale allevatori di Puglia- mancava perché addirittura non invitata, come ha rivelato alla vigilia lo stesso presidente Donnini.

Al riguardo va rimarcato che il Parco da tempo ha avviato sulle questioni – nelle sedi opportune quindi- un approfondito confronto proprio con Cia e Coldiretti. Nella foga di alzare il livello della protesta, i convenuti hanno pensato (male) di ricorrere all’accumulo (eccessivo) di rimostranze – alcune peraltro irricevibili per il Parco – che ha finito invece per partorire non poca confusione. Infatti alle lamentele dei pastori contro il lupo, si sono unite quelle degli agricoltori contro i cinghiali, dei cacciatori contro il perimetro dell’area protetta e dei titolari di impianti di acqua coltura contro i cormorani voraci. Francamente un po’ troppo. Tanto che il vicepresidente dell’ente Claudio Costanzucci (coadiuvato dagli altri componenti del consiglio direttivo Massimo Monteleone, Michele Merla, Luigi Di Fiore e l’assessore Pasquale Coccia) ha avuto buon gioco, ad un certo punto, nello sbottare con un “calma, non siamo mica la Croce Rossa”, per poi puntualizzare che “qui bisogna distinguere i livelli istituzionali. Alcuni interventi non competono al Parco” ed infine tendere la mano assicurando “che sarò con voi nel portare le vostre istanze ai piani alti”.

Non è bastato però alla multiforme e composita platea dei convenuti che voleva sentire altro. In preda ad un profondo ed innegabile disagio – che il Parco, si badi bene, può solo in parte lenire – si è quindi lasciata andare a manifestazioni poco amichevoli verso l’Ente, in versione capro espiatorio. Non sono infatti mancati fischi, urla e battibecchi. Uno spettacolo francamente poco edificante che ha rischiato di mortificare non poco il senso e la portata della protesta. Alla fine, per fortuna, la decisione che andava adottata, è stata finalmente presa: marciare uniti e compatti (Parco ed allevatori) nel portare le istanze – la più importante il passaggio dagli indennizzi ai risarcimenti per i danni da fauna selvatica ed il monitoraggio della stessa – ai tavoli istituzionali di Bari (in Regione), Roma (al Ministero) ed eventualmente Bruxelles e Strasburgo (al Parlamento europeo).

Francesco Trotta

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