Ospedale di San Severo, la GdF becca 8 furbetti del cartellino
I Finanzieri del Comando Provinciale di Foggia, dalle prime ore di questa mattina, stanno dando esecuzione ad una ordinanza cautelare applicativa degli arresti domiciliari, emessa dal G.I.P presso il Tribunale di Foggia nei confronti di 8 dipendenti dell’ospedale di San Severo (struttura dell’ASL di Foggia), nonché della sospensione dal servizio nei confronti di un altro dipendente della struttura sanitaria in ordine all’ipotesi di truffa a danno di un ente pubblico quantificata in oltre 80 mila euro.
Le Fiamme Gialle di San Severo, coordinate dalla Procura della Repubblica di Foggia, attraverso l’esame dei filmati acquisiti delle telecamere nascoste nei pressi dell’apparecchiatura marcatempo del presidio ospedaliero, l’esecuzione di numerose attività di carattere tecnico e l’esame della numerosa documentazione acquisita nel corso dell’indagine, hanno accertato che numerosi dipendenti attestavano la propria presenza sul luogo di lavoro ma, di fatto, erano impegnati in attività estranee al contesto lavorativo.
Gli indagati, per occultare l’assenza dal posto di lavoro, oltre ad utilizzare la ormai “classica” mancata timbratura del cartellino marcatempo (il badge) all’atto dell’allontanamento dal servizio, provvedevano, direttamente o grazie a due colleghi addetti all’inserimento dei dati nel database delle attività di servizio prestate, complici nella truffa, ad alterare le informazioni contenute nel sistema informatico di registrazione delle presenze.
Un altro dipendente, invece, simulando di aver dimenticato il badge a casa, faceva attestare la propria presenza mediante la sottoscrizione di un’attestazione cartacea da parte del proprio dirigente anche quando questi era assente dal servizio.
Dalle indagini è emerso che le false attestazioni di presenza, per un totale di oltre 5.300 ore, venivano effettuate fin dal 2014.
Le attività svolte durante le assenze dal servizio erano le più variegate: si va dall’operatore tecnico che collaborava nella gestione del bar della moglie, ai vari dipendenti che si intrattenevano in lunghe chiacchierate perditempo con amici e parenti in bar cittadini, fino al primario che si allontanava dall’ospedale per interi pomeriggi in giro per la città o facendo rientro alla propria abitazione e che, in alcune occasioni, attestava anche di aver eseguito prestazioni specialistiche ricorrendo ad ore di straordinario al fine di smaltire le liste d’attesa dei pazienti.
Il caso più emblematico è quello di un operatore tecnico specializzato che dopo aver trascorso intere giornate presso lidi balneari, pur risultando in servizio, non aveva nessun problema a pubblicare foto su social network in cui era visibile in situazioni conviviali in luoghi diversi da quello lavorativo.
Le attività di indagine hanno consentito di raccogliere solidi elementi di prova a carico di 9 indagati (un primario, un dirigente, cinque collaboratori amministrativi, un operatore tecnico ed una commessa), valorizzati dalla locale Procura Repubblica nelle richieste cautelari accolte dal gip del Tribunale di Foggia.