Da chioschetto abbandonato a Caffè Letterario. Ma…
…non vi allarmate. Non si tratta del chiosco della nostra Villa Comunale, ridotto ormai a rudere. Sulla struttura made in San Marco in Lamis pende, come noto, una “lite” tra il vecchio gestore e l’amministrazione comunale. Un contenzioso che, di fatto, ha messo nel freezer (almeno per il momento) ogni possibile trattativa di sviluppo. Poi il successivo abbandono e gli atti vandalici a ripetizione lo hanno eletto a monumento simbolo del degrado sammarchese. La storia che arriva però da San Marco la Catola ha diverse somiglianze con la Valle dello Starale: oltre alla simil-toponomastica, c’è un chiosco di mezzo, una villa comunale e un gruppo di migranti ospiti di un CAS (Centro di Accoglienza Straordinario). Anche da noi si parlò di migranti, di CAS (quello delle Chiancate) e di uno SPRAR, che doveva vedere la luce all’indomani di un bando appositamente emanato dalla giunta in carica. Salvo poi essere annullato (in autotutela) pochi giorni dopo la pubblicazione sull’albo digitale. Da allora non se n’è saputo più niente, nonostante l’esposizione mediatica che l’argomento ebbe all’epoca. Ma torniamo alla storia che viene dai Monti Dauni. Una bella vicenda a lieto fine da cui si potrebbe prendere spunto per ridare nuova vita al nostro chiosco. Oltre a preservarlo dalle pallonate dei bimbi-minkia e dai “cicioni” dei più grandi.
SAN MARCO LA CATOLA – Il piccolo chiosco, per anni abbandonato, diventa un Caffè Letterario. Accade a San Marco La Catola, dove un gruppo di volontari ha letteralmente recuperato la piccola struttura di legno della villa comunale. Utilizzata dalla locale squadra di calcio per qualche tempo, e poi per anni abbandonata, è oggi al centro di un progetto di riqualificazione e rivitalizzazione sociale. I volontari, giovani e anziani, armati di martelli, pennelli, vernici, olio di gomito e passione hanno ristrutturato il vecchio chiosco. Hanno inchiodato e sostituito le tavole logorate dal tempo, ridipinto le finestre, realizzato sostegni e scaffali per i libri. L’idea di recuperare quel chiosco abbandonato ma così carico di fascino e ricordi, è stata dell’amministrazione comunale. “E’ bastato poco per coinvolgere i nostri concittadini. In pochi giorni abbiamo messo su una squadra affiatata che si è subito messa al lavoro” sottolineano gli amministratori “L’idea di recuperare un seppur piccolo bene comune è stata la spinta fondamentale. Oggi abbiamo uno spazio in cui poter progettare e realizzare; uno spazio in cui incontrarsi e confrontarsi. Tutta la comunità può proporre e realizzare qualcosa”. Il chioschetto è soprattutto, oggi, il simbolo della voglia di rinascere del piccolo borgo; il simbolo di un paese, come tanti divorato da lotte tra fazioni politiche, che si attiva per ritrovare il senso della comunità. L’insegna, che campeggia bella e colorata sul chioschetto, è opera di Nicola Antonazzo, un consigliere comunale di minoranza che ha apprezzato il progetto di riqualificazione. Nella bella squadra di volontari ci sono anche i ragazzi immigrati di 24 Risorse, il CAS dell’agriturismo Avellaneta, e gli ospiti della Casa terapeutica di San Marco. Hanno condiviso con entusiasmo e passione il lavoro di riqualificazione del chioschetto. Un esempio d’integrazione a tutto tondo, perché è con la partecipazione, l’aggregazione che si scardinano i pregiudizi. Con la cultura, la solidarietà e le relazioni sociali si abbattono le barriere. E come nelle migliori tradizioni dei grandi Caffè Letterari d’Europa, anche il chioschetto di San Marco la Catola, accoglie una piccola biblioteca, con libri donati dai cittadini, e si propone di essere luogo d’incontro, condivisione, ascolto e dialogo. E’ un vero e proprio spazio culturale e sociale per grandi e piccini. Il Caffè Letterario dallo scorso 4 agosto, giornata d’inaugurazione interamente dedicata ai bambini, ha già accolto una serie d’incontri inseriti nella ricca programmazione estiva patrocinata dal Comune di San Marco La Catola: grande partecipazione alla serata con uno dei più importanti cantastorie italiani, Maurizio Picariello; ben due serate dedicate alla presentazione di opere letterarie; e ancora, la proiezione di un corto sul brigantaggio, e laboratori didattici per i più piccoli. E’ una storia di ricostruzione, di comunione, di comunità. Una storia che racconta la voglia di reagire e vivere del piccolo borgo dei Monti Dauni.